martedì 28 aprile 2015

Cooperazione Italiana allo Sviluppo
Noi ragazzi del II H del liceo Augusto abbiamo avuto l'opportunità di conoscere le attività della Cooperazione attraverso un incontro tenutosi a scuola. Siamo rimasti molto colpiti dall'impegno e dall'interessamento nei confronti delle tante persone che si trovano in situazioni difficili.
Speriamo che il lavoro della Cooperazione continui a portare risultati positivi nelle zone che più di tutte necessitano di interventi mirati.
Dopo questo incontro abbiamo capito che la collaborazione di molti può davvero cambiare le prospettive e le aspettative di vita delle persone più sfortunate, adesso che abbiamo compreso quanto sia fondamentale la solidarietà e l'aiuto reciproco, possiamo ritenerci più consapevoli rispetto a quanto è stato fatto e a quanto ancora si può e di deve fare.
A tal proposito abbiamo realizzato un approfondimento sugli obiettivi e l'organizzazione della Cooperazione.
La Cooperazione Italiana allo Sviluppo ricopre un ruolo molto importante nell’ambito della politica estera del nostro Paese, in un arco di tempo compreso tra il 2014 e il 2016 si ripropone di intervenire in tutti i Paesi considerati prioritari, come ad esempio alcune zone dell’Africa, con il fine di:
  • Garantire i diritti umani a tutti i cittadini
  • Promuovere la parità di genere
  • Incrementare la partecipazione democratica
  • Migliorare la governance
  • Sostenere la società civile
Oltre a questi obiettivi principali, la Cooperazione intende anche impegnarsi per:
  • Sviluppare i settori rurali nei Paesi partner
  • Combattere la malnutrizione
  • Rafforzare i sistemi sanitari per ottenere l’ accesso di tutti alla salute
  • Eliminare discriminazioni di ogni natura
  • Curare l’ ambiente e i patrimoni culturali
Affinché tutte queste iniziative si concludano al meglio, vengono realizzate basandosi sul Ciclo del Progetto, che è definito nel Manuale Operativo del Ministero degli affari Esteri e che si articola in sei parti principali:
  1. Programmazione: è la parte iniziale, dove vengono definiti la procedura e i principi metodologici da seguire
  2. Identificazione: in questa fase si decide quale direzione dare al progetto
  3. Formulazione: viene elaborato il piano di lavoro
  4. Finanziamento: la proposta viene presentata all’Ente finanziatore
  5. Realizzazione: è la fase dove vengono messe in atto le fasi progettuali
  6. Valutazione: vengono valutati l’esito e l’impatto dell’operazione eseguita
Inoltre il 2015 è l’Anno Europeo per lo Sviluppo, per tanto si intende sensibilizzare e informare i cittadini europei sui temi che riguardano la Cooperazione, i tre messaggi fondamentali sono:
  • L’ Unione europea affronta le sfide contemporanee su uno scenario globale
  • La Cooperazione allo sviluppo dell’ Unione Europea produce benefici sia per i Paesi membri sia per quelli partner
  • “ Think global, act local”, ognuno di noi può fare la differenza!

Flaminia Lembo

mercoledì 28 gennaio 2015

Crumbs are not enough! - Disegno

Miriam Montebello

Carmela Attanasio: una donna da imitare


62 milioni di persone muoiono ogni anno per cause collegabili alla carenza o alla cattiva qualità dell’alimentazione. Le zone colpite sono molte, tra queste il Guatemala. In questo paese l’80% dei bambini e delle bambine indigene sotto i 5 anni soffre di seri problemi alimentari. Da ogni paese del mondo qui arrivano volontariamente dei missionari. Una di questi è Carmela Attanasio.
 Dopo essere nata e vissuta in Italia dopo essere stata professoressa di scuola media, Carmela o meglio Lillina, come vuole essere chiamata lei, diventa missionaria e decide di andare periodicamente in Guatemala per aiutare la comunità fondata dal figlio.  
Ogni volta che va in Guatemala quale situazione Le si presenta?









Quella che vedete nelle foto. Le persone vivono in case con una struttura lignea coperta da buste di plastica. Quelli che se lo possono permettere vivono in case con i tetti fatti di lamiera. Entrambe le abitazioni sono molto poco resistenti e tanto meno confortevoli. Bisogna anche considerare che materiali come la plastica o la lamiera mantengono il caldo all’interno delle abitazioni, se così vogliamo definirle, non permettendo la circolazione dell’aria e causando in esse un aumento della temperatura, che in media è di 35°C. Questi abitacoli si trovano solitamente nei pressi di una discarica. In questo spazio enorme le persone buttano la spazzatura. Le persone per sfamarsi frugano nella spazzatura alla ricerca di qualcosa da mangiare. Come possiamo notare di conseguenza la situazione igienica è molto critica.
I volontari offrono latte in polvere mischiato con l’avena, poiché quest’ultima gonfia lo stomaco e attutiscono i morsi della fame. Nonostante ciò ho visto diverse persone svenire per strada a causa del digiuno senza essere soccorse da nessun medico. Infatti in una zona grande quanto il Lazio c’è un solo ospedale e la sanità è a pagamento. Inoltre nel caso in cui una persona venisse ricoverata deve provvedere alla propria assistenza poiché non ci sono infermieri.


Quali possono essere secondo lei alcune soluzioni per il futuro?
Per sconfiggere la fame nel mondo bisogna cercarle nel proprio io e nel proprio cuore: educare i giovani delle nostre generazioni al senso della gratuità ma anche al senso della responsabilità personale nei confronti di queste popolazioni perché solo capendo che ognuno di noi può fare qualcosa, si può mentalizzare le generazioni future al discorso della giustizia e di un’equità sociale.
Come possiamo contribuire noi dall’Italia?
Si potrebbe fare un gemellaggio con una delle missioni perché un solo nostro euro, può servire a sfamare decine di persone. È inutile continuare a parlare della fame nel mondo in generale perché di fronte a questo problema siamo tutti pronti a fare il “mea culpa” però poi concretamente non sappiamo come intervenire. Non dobbiamo comportarci come Kaino che alla domanda di Gesù “Dov’è tuo fratello?”, ha risposto “ che per caso  sono io il guardiano di mio fratello?” perché ognuno di noi è responsabile dell’individuo che ci vive accanto. Non bisogna essere indifferenti perché l’indifferenza non porta ad alcuna soluzione.
Cosa ne pensa delle grandi organizzazioni come la Fao, l’Unicef o la World Food Programme? Secondo lei fanno qualcosa di concreto? Oppure è solo una faccia diffusa dai media?
La prima cosa che mi viene da dire è “Boh”. Certo quando entro alla Fao e vedo tutto il lusso di marmi e stanze bellissime, mi viene subito spontaneo pensare “ Questa gente si preoccupa davvero della fame nel mondo?”. Mi viene da fare un confronto con il vescovo del Petèn che lungi dal vestirsi con la porpora  e in pompa magna, è un uomo semplice che vive da solo, si pulisce la casa da solo, si cucina da solo e magari ti riceve in canottiera tutta rattoppata da lui perché vuole essere vicino ai poveri e condividere l’esperienza degli ultimi. Certamente può darsi che perlomeno riescano ad attirare l’attenzione su certi problemi, però personalmente preferisco dare i miei soldi ad alcuni missionari che sicuramente li useranno nel modo migliore.
                                                                      Martina Poppa, Lucrezia Tosolini, Gianmaria de Salazar

martedì 27 gennaio 2015

Esperimento Sociale - Video

Abbiamo realizzato questo "Esperimento Sociale" per renderci conto di quanto le persone intervistate, scelte randomicamente, sapessero sui temi affrontati nel nostro blog, o cosa ne pensassero.
L'esito non è stato catastrofico come immaginavamo, infatti, anche se queste persone non erano particolarmente informate, ci hanno dato opinioni senza dubbio intelligenti e sensate.
Barbara Aversa, Lorenzo Brancati,  Eleonora Gaudenzi, Francesco Goberti, Francesca Santandrea, Alessia Tarallo, Thomas Valerio

World Food Programme: si sta facendo abbastanza?


Il WORLD FOOD PROGRAMME è un’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dell’assistenza alimentare nei Paesi in via di sviluppo dove la malnutrizione si fa sentire maggiormente. Questa organizzazione, come altre, cerca di diminuire la percentuale di morti a causa della malnutrizione, ma si sta facendo abbastanza?  La situazione sta migliorando? Per rispondere a queste domande abbiamo intervistato una volontaria del World Food Programme.
Quali sono le zone in cui opera il WFP?
L’organizzazione impiega circa 14.000 persone, la maggior parte delle quali operano direttamente nei paesi più affetti dalla fame e dalla malnutrizione, in Asia, Africa, Europa orientale, Medio Oriente, America Latina e Caraibi. Ogni anno il WFP assiste una media di 90 milioni di persone in circa 80 paesi.
Quali obiettivi vuole raggiungere?
L’organizzazione sostiene la sicurezza alimentare e il diritto di tutti gli individui ad avere accesso al cibo necessario al proprio sostentamento, e a rispondere autonomamente ai propri bisogni alimentari.
La missione del WFP risponde alla sfida di un mondo a “Fame Zero” lanciata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e svolge un ruolo chiave nella realizzazione dei 5 punti di tale sfida:
1-      Zero bambini con deficit di sviluppo sotto i due anni
2-      100% accesso a cibo adeguato, sempre
1-      Tutti i sistemi alimentari sono sostenibili
2-      100% aumento della produttività e del reddito dei piccoli contadini
3-      Zero perdite o sprechi di cibo
Con quali mezzi?
Ad esempio con il programma dei pasti scolastici, grazie al quale il WFP fornisce cibo nelle scuole a più di
20 milioni di studenti. Questo incoraggia le famiglie a mandare i propri figli a scuola e aiuta gli studenti a concentrarsi sullo studio, dando loro l’opportunità di avere un futuro migliore. Anche il programma “Cibo in cambio di lavoro” fornisce razioni di cibo in cambio di lavoro utile allo sviluppo della comunità, mentre il programma “Cibo in cambio di formazione” permette di apprendere una professione o di imparare a leggere e a scrivere.  Un’altra delle iniziative adottate dal WFP prevede l’uso di contante e voucher che consente di acquistare direttamente il cibo. Il contante e i voucher sono particolarmente utili nei casi in cui il cibo è disponibile sui mercati ma le persone non hanno i mezzi per acquistarlo. Questo contribuisce anche a sviluppare l’economia del territorio, dato che i beneficiari acquistano il cibo nei mercati locali.
Come si finanzia l’organizzazione?
L’organizzazione si finanzia esclusivamente su base volontaria, senza quote fisse, ricevendo donazioni sotto forma di denaro, alimenti (come farina, olio, sale, zucchero, fagioli) e attrezzature per la coltivazione, l’immagazzinamento e la cottura del cibo. Le donazioni provengono da governi, imprese private e individui.
Quanti dei soldi ricavati dalle donazioni sono devoluti alle popolazioni bisognose?
Il 93% delle donazioni viene destinato alle operazioni sul campo. Solo il 7% delle donazioni viene utilizzato per le spese relative alle strutture in cui il WFP opera.
Cosa possiamo fare noi da qui?
Fare una donazione è un ottimo modo per aiutare, ma anche la sensibilizzazione sul tema della fame nel mondo è fondamentale per diffondere l’idea che questo dramma ci riguarda tutti e che costituisce un problema risolvibile se ci impegniamo insieme per questo scopo. Il WFP ha una pagina Facebook, attraverso la quale è possibile condividere news, fotografie, video e informazioni sulle emergenze in corso. Inoltre, è possibile seguire l’organizzazione su Twitter e sul canale YouTube del WFP Italia.
Ci sono stati dei risultati negli ultimi anni?
Tra il 1990-92 e il 2012-2014 il tasso di malnutrizione è sceso dal 18,7% al 11,3% a livello globale, e dal 23,4% al 13,5% nei paesi in via di sviluppo. Il numero di decessi di bambini al di sotto dei 5 anni nel mondo, la metà dei quali sarebbero attribuibili alla malnutrizione, è diminuito da 12.7 milioni nel 1990 a 6.3 milioni nel 2013.
 Il WFP parteciperà a Expo Milano 2015?
Il WFP, insieme alla FAO e all’IFAD, guiderà la partecipazione delle Nazioni Unite a Expo Milano 2015. Il
percorso delle Nazioni Unite all’interno dello spazio espositivo sarà contrassegnato da 18 istallazioni costituite da grandi cucchiai blu: il blu per richiamare il colore della bandiera delle Nazioni Unite, il cucchiaio come strumento comune a tutte le tradizioni alimentari, a simboleggiare il fatto che la “Sfida Fame Zero” riguarda ogni singolo individuo. Le istallazioni avranno come temi i 5 pilastri su cui si fonda la sfida. Particolare attenzione verrà affidata al tema della parità di genere e dell’impegno a favore della crescita del potere affidato alle donne, considerando il ruolo fondamentale di quest’ultime nella lotta contro la fame e la malnutrizione.
Ci sono dati riguardanti lo spreco di cibo nei paesi più ricchi?
Circa un terzo del cibo prodotto a livello mondiale, pari a circa 1.3 miliardi di tonnellate, va perso durante le fasi di produzione o viene sprecato. Ogni anno i consumatori dei paesi ricchi sprecano 222 milioni di tonnellate di cibo, una quantità pari quasi all’intera rete di produzione di cibo dell’Africa subsahariana (230 milioni di tonnellate). Questi dati, provenienti da un rapporto commissionato dalla FAO, sono sorprendenti soprattutto se si considera che la mancanza di sicurezza alimentare continua a essere un enorme problema in numerose parti del mondo, la cui portata aumenterà nei prossimi anni se la questione non verrà affrontata subito in maniera appropriata ed effettiva.
Quali sono i progetti futuri?
Il WFP è impegnato nella promozione di attività e programmi volti ad aumentare il potere delle donne nella comunità. Circa il 60% di coloro che soffrono la fame nel mondo è costituito da donne. Questo perché le donne spesso hanno accesso limitato all’istruzione e alla creazione di reddito, oltre ad avere minor potere decisionale. La conseguenza è che anche i loro bambini soffrono a causa della fame e della malnutrizione. Ma le donne possono avere un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza alimentare delle loro famiglie ed è stato dimostrato che affidando loro il cibo necessario, i bambini hanno maggiori possibilità di ricevere un’alimentazione adeguata. Inoltre, il WFP si impegna ad aiutare le popolazioni vittime di emergenze umanitarie a costruire la propria capacità di resilienza e a non essere vulnerabili agli avvenimenti avversi, rinforzando i sistemi di gestione del rischio necessari per sviluppare e rafforzare la capacità delle comunità e dei paesi di reagire positivamente agli shock improvvisi e provvedere a soddisfare i proprio bisogni alimentari. In particolare, poi, il WFP continuerà a lavorare sulle grandi emergenze umanitarie, classificate a livello 3 (il più alto) dalle Nazioni Unite, in Iraq, Siria, Sud Sudan, Repubblica Centraficana, e nei paesi dell’Africa occidentale affetti dall’ebola: Sierra Leone, Liberia e Guinea.
                                         Gianmaria De Salazar, Martina Poppa, Lucrezia Tosolini

Organizzazioni per la Lotta contro la Fame nel Mondo



Roma è la sede di tre importanti organizzazioni che si occupano di problemi relativi all’alimentazione e all’agricoltura.
Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO)
La FAO è l'organizzazione delle Nazioni Unite per       
l'alimentazione e l'agricoltura,  fondata il 16 ottobre 1945 a Città del Québec (Canada) il suo ruolo è quello di fornire assistenza tecnica ai paesi che chiedono di essere assistiti nello sviluppo del proprio settore rurale e nella formulazione di programmi e politiche per la riduzione della fame. Assiste i paesi anche nella pianificazione economica e nella stesura di bozze di legge e di strategie nazionali di sviluppo rurale. La FAO mobilizza e gestisce fondi stanziati dai paesi industrializzati, da banche per lo sviluppo e da altre fonti garantendo che i progetti raggiungano i loro obiettivi. L'Organizzazione guida gli sforzi internazionali per sconfiggere la fame. La FAO, al servizio sia dei paesi industrializzati che di quelli in via di sviluppo, rappresenta un foro neutrale dove tutte le nazioni si incontrano alla pari per negoziare accordi e discutere linee di condotta. La FAO è anche una fonte di conoscenza e informazioni. Aiuta i paesi in via di
sviluppo e i paesi in transizione a modernizzare e migliorare l'agricoltura, la selvicoltura e la pesca, e assicurare a tutti una buona alimentazione. Dalla fondazione, nel 1945, una particolare attenzione è stata dedicata alle aree rurali in via di sviluppo, che accolgono il 70 percento della popolazione mondiale povera ed affamata.



 
Programma Alimentare Mondiale o World Food Programme (WFP)
  Il WFP è la più grande organizzazione internazionale del mondo per  gli aiuti alimentari, e svolge le sue attività dalla sede di Roma dal 1963. Nel 1999, il WFP ha diretto operazioni di emergenza e di sviluppo a beneficio di 89 milioni di persone in 82 paesi, per un valore di 1,568 miliardi di dollari, distribuendo 3,4 milioni di tonnellate di cibo. In  particolare, il WFP ha distribuito alimenti ad oltre 19 milioni di persone, attraverso progetti di sviluppo, ha nutrito 29 milioni di rifugiati, sfollati e rimpatriati, ha raggiunto e sfamato oltre 41 milioni di vittime di disastri naturali, come terremoti, inondazioni e siccità.  Il WFP, combatte la fame su due fronti: l'emergenza, attraverso l'utilizzo di squadre di pronto intervento e di aiuti alimentari in soccorso di popolazioni che fuggono da un conflitto etnico o da miseria e siccità; lo sviluppo, attraverso progetti agricoli innovativi sostenuti da razioni alimentari, per aiutare le popolazioni più povere a combattere la malnutrizione e rendersi più autonome. Attraverso i progetti "Cibo in cambio di lavoro" ed i progetti "Cibo per Crescere" il WFP ha dimostrato che l'aiuto alimentare è uno dei più efficaci strumenti per lo sviluppo a lungo termine. Inoltre, con il Piano di Azione per le Donne, il WFP si impegna a ridurre le disuguaglianze più accentuate e ad aiutare le donne ad accedere più facilmente alla base stessa della vita: il cibo.
Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD)  
Il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), fondata nel 1977 a
Roma, lavora con le popolazioni povere delle aree rurali per aiutarle a incrementare la produzione agricola e la vendita dei loro prodotti, ad aumentare i propri redditi e a decidere autonomamente sulle questioni che riguardano la loro vita. La finalità dell’ IFAD è mettere le popolazioni rurali in condizione di raggiungere una maggiore sicurezza alimentare e migliorare la qualità della loro alimentazione. Agisce creando piattaforme di dialogo tra vari attori sociali, produttivi ed economici con lo scopo di migliorare in modo duraturo le condizioni di vita di queste popolazioni e porre le basi di un benessere permanente. Dal 1978, l’IFAD ha investito circa 14,9 miliardi di dollari in donazioni e prestiti a tassi agevolati per finanziare progetti nei paesi in via di sviluppo, mettendo oltre 410 milioni di persone in condizione di uscire dalla povertà e contribuendo in tal modo a dare impulso alle comunità rurali.

UNICEF(Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia)
L’UNICEF è un’agenzia delle nazioni unite (ONU) fondata l’11 dicembre 1946. L’ UNICEF ha sede centrale a New York, è presente in 158  paesi nel mondo e si occupa di assistenza umanitaria verso i bambini e le loro madri. Questa associazione è finanziata con contributi volontari di paesi ,governi e privati e ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 1965.
La buona nutrizione inizia alla nascita: per questo l'allattamento al seno è da sempre uno dei cavalli di battaglia dell'UNICEF. Questa promuove programmi di monitoraggio sulla salute e sullo stato nutrizionale delle donne incinte, la diffusione di micronutrienti (acido folico, zinco, iodio, vitamina A ecc.) tanto alle madri quanto ai bambini sotto i 5 anni e il controllo degli indicatori nutrizionali dei neonati e dei bambini per prevenire o curare tempestivamente l'insorgenza dei vari stadi della malnutrizione.
Nelle crisi umanitarie (che in alcune aree del pianeta sono realtà ormai cronicizzate), la difficoltà di accedere al cibo in quantità e varietà adeguate è un potente moltiplicatore della malnutrizione infantile.
In queste situazioni, l'UNICEF intensifica le misure abituali di lotta alla fame e mette in campo interventi straordinari come i Centri terapeutici nutrizionali, dove vengono applicati i protocolli salva-vita elaborati dall'OMS(Organizzazione Mondiale della Sanità), e gli alimenti terapeutici pronti all'uso. Questa categoria di alimenti si presta per essere somministrata sia sotto controllo medico sia in famiglia: dal 1995 a oggi l'UNICEF ha espanso la distribuzione di alimenti terapeutici pronti all'uso, dei quali è primo acquirente mondiale, spostando la cura della malnutrizione dalle strutture ospedaliere - dove spesso i bambini non giungono in tempo - alle comunità locali, con risultati molto incoraggianti.
Eleonora Conte, Valeria Fiori, Annamaria Leone, Francesca Santachiara

Hunger World - Foto


Spreco quotidiano nelle città italiane.

Ogni giorno nelle mense scolastiche italiane grandi quantità di cibo non vengono consumate.
Nei paesi del terzo mondo trovare da mangiare è spesso un'impresa.
  Diritto al Cibo


 



Elisabetta Guerrini